Gestire la stomia: come evitare l’insorgere delle complicanze
Arianna Panarelli, stomaterapista del Policlinico di Bari, illustra come prendersi cura della cute peristomale per ridurre il rischio di sviluppare alterazioni della cute peristomale
Mantenere integra la cute peristomale è fondamentale per una corretta gestione della stomia. La pelle deve presentarsi rosea e integra come in qualsiasi altra parte del corpo; per questo è importante scegliere il sistema di raccolta più adatto alle proprie esigenze ed effettuare con cura l’igiene della stomia. Questo riduce il rischio di infiltrazioni, causa primaria del distacco del dispositivo e, di conseguenza, della comparsa di complicanze. Individuare il sistema di raccolta più adatto implica valutare attentamente il piano addominale e la conformazione della stomia. Se la stomia non sporge rispetto al piano cutaneo o è introflessa/retratta rispetto ad esso, sarà necessario adoperare un dispositivo convesso che, esercitando pressione nell’area intorno alla stomia, ne consente l’estroflessione e ne facilita la gestione.
Per quanto riguarda l’igiene della stomia (l’insieme delle procedure per effettuarla prende il nome di stomacare) uno dei passaggi chiave per evitare l’insorgenza di complicanze cutanee è la rimozione del sistema di raccolta in maniera atraumatica. Da questo punto di vista può essere utile adoperare un prodotto rimuovi adesivo: disponibile in formato spray o salviette, consente di rimuovere il dispositivo ed eventuali tracce di adesivo dalla cute, senza sfregamenti che potrebbero danneggiarla. Altro suggerimento importante, dopo aver pulito la cute con acqua e sapone (meglio evitare i detergenti in crema o oleosi, che possono compromettere la tenuta della placca) è applicare un film protettivo, che crea una barriera traspirante sulla pelle, difendendola dal contatto con gli effluenti. Anche questo accessorio è disponibile in spray e salviette e la scelta del formato dipende esclusivamente dalle proprie preferenze.
In ogni caso, di fondamentale importanza è istruire subito la persona stomizzata alla gestione della stomia. Questo insegnamento avviene fin dal primo contatto col paziente: personalmente è in quel momento che mi rendo conto quanto la persona sia pronta ad affrontare la riabilitazione, di quanto tempo ha bisogno per raggiungere l’autonomia – che ricordo essere l’obiettivo primario di noi professionisti – e se è necessario confrontarsi con un caregiver (la persona, che può essere un familiare e/o un amico che possa prendersi cura di lui/lei). Quest’ultima figura si rivela di fondamentale importanza, per un sostegno emotivo, soprattutto nella fase di dimissione: si tratta di un momento delicato, in cui è importante che le informazioni necessarie per il ritorno alla vita quotidiana siano correttamente recepite.
Non sempre è possibile, ma è necessario impegnarsi. Personalmente, preferisco un approccio che consenta di non sovraccaricare di informazioni la persona stomizzata: ognuno ha i suoi tempi ed è necessario rispettarli. In genere, dopo aver insegnato come sostituire il dispositivo di raccolta, rassicuro la persona sulla possibilità di istruirla di nuovo in una visita successiva. In questo modo le persone acquisiscono consapevolezza, si sentono più tranquille e sono più propense ad imparare l’autogestione.
Sarebbe, inoltre, opportuno poter seguire la persona nella strada verso la riabilitazione attraverso successive visite di controllo (i cosiddetti follow-up). La prima a cinque giorni dopo la dimissione; in questo contesto, sarebbe importante poter contare su una rete di professionisti che afferiscono all’ambulatorio, in modo tale da poter rispondere alla singola esigenza del paziente. Penso non solo alla possibilità di interfacciarsi con il chirurgo, ma anche con altre figure professionali quali psicologo, nutrizionista, che possano dare una risposta concreta, laddove necessaria, alle esigenze del paziente. Il tutto nell’ottica di offrire una migliore assistenza alla persona stomizzata e garantirle una miglior qualità della vita. Questo è possibile solo se si considera il paziente come persona, nella sua interezza, considerandone le esigenze e rispettandone i tempi.
Nel corso della mia esperienza professionale ho assistito moltissime persone stomizzate; tra queste, me ne è rimasta una impressa nella memoria: un uomo che, dovendo usare l’ossigeno, non poteva recarsi in ambulatorio a visita. Ho insegnato a lui e alla moglie come effettuare la gestione della stomia: la moglie mi ha raccontato che si chiudeva in bagno e la gestiva da solo e non voleva essere disturbato. Per me un segnale importante che indica che, grazie alla forza di volontà, si può fare tutto.
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